Veronica BALAJ

                L’ADRIATICO IN UN’ISTANTE
                A QUADRI DI COLOR ARANCIONE

All’incrocio
della luce con l’imbarazzo
ali
dalla mia parola
di ieri
ed il riso
nelle onde.
Il mare,
stufo di questi,
richiede dei silenzi.
Non ho più
granelli del genere
le mie tasche sono vuote
i quadrati color arancione
stampati
nella seta del vestito
mi si sono incollati al corpo,
ed illuminano
come delle lampadine elettriche
decorative
pronte
ad accogliere
l’indifferenza.
Lascia stare,
non provare
le profondità!
Sono i lavori del mare.
Corro.
Sul lungomare
suona l’orchestra
dei tempi Chagall
il tango
ed il valzer, il rock
(in un miscuglio)
Si balla...
occhiate,
attese,
i piatti vagabondi
Voglio arrivare

per festeggiare.
A due a due
le grù
mi portano delle notizie...
Al collo
piatto e giallo
l’orologio della sera.
Ore,
con la luce affumicata
mi mostra
ingannatrice barando
sul lungomare, sdraiato
riso da clown
invecchiato
ed un bicchiere
rotto
con il peso
del passo affrettato.

                TRA ALTRE ETERNITÀ, IL MONTE DEGLI OLIVI

Su due zampe appoggiata,
la paura sta ringhiando
con un occhio come se fosse la notte
e con l’altro come se fosse la luna
vetrioleggiata
le canto una formula esorcistica
ninna, nanna, leonessa,
pazza, vecchia, ninna, nanna,
amen!  
La legge della Parola
dice: coraggio!
prova, puoi, puoi
salire
sul Monte degli Olivi!
Sotto il braccio un ciliegio/ pronto a fiorire
lo porto
lo pianterò
tra i versanti
delle due eternità…
Il respiro
del silenzio di fango
scorre sulla mia fronte
comincia a scottare
la linfa del ciliegio vivo,
palpita
nel mio sangue,/ ma
non sono salito più in alto
dell’ombra
del mio essere
con le ginocchia schiacciate;
smusso le pietre
io/ in passi spigolosi/ io
un canguro
se fossi
potrei saltare
dieci linee d’arsura
in una volta …
giù, si gira la sorgente
in cerca
di brocche,
il tramonto – l’alba
si legano per mezzo d’una valle
apparsa biblicamente nel cammino.
Non trovo, ma neanche c’è
un bastone
né un altare.
Ecco!
L’ombra della Parola viene dall’alto
da molto lontano per poter essere penetrata!
Sto crollando!
Tra le braccia, stretto,
il ciliegio è
un corpo di bambino
corro per lo spavento
coperta di spavento
il taglio della voce acuta
mi spacca
le ore;
alle mie spalle
si sente, rintrona
l’eternità
sopra i versanti del monte.

 

 

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