Gellu NAUM



 
 
 


LA QUATTORDICESIMA
(A PATRUSPREZECEA)

I nostri ci scordavano ci ricoprivano di gambi
sull’acque che piacere passava un pellicano quasi rosso
noi ammiravamo la porta della cità compravamo delle provviste
poi entravamo in una sala andavamo come dei gobbi e per
    di più ci annoiavamo
che altro dire c’era pure la musica tutto extra

per di quà sosteneva la guida passò alessandro il grandine
questo canale fu fatto con sua mano da alcuni uomini
vi passò un’estate in barca d’oro leggeva ad alta voce
    ne faceva pure commenti
faceva miracoli di prodezza aveva un fanale nell’acqua
il granturco cresceva sulla riva alessandro il grandine l’addittava
    diceva lo lascio ai mei seguaci per fare anche all’amore con lui
noi ci tenevamo nascosti tra i salici l’ascoltavamo
l’acqua era tiepida nella nostra solitudine
lui ci superava diritto sulla propria strada le stelle apparivano
    a mo’ di pugno

senti alessandro il grandine gli diceva una donna vuoi passare la notte
    con me
ho qui del pesce in salamoia si fa anche all’amore

(adesso parlava in sordina ma la si sentiva benissimo
    era molto colta)
noi sbattevamo la fronte contro le antenne immergevamo gli occhi nell’acqua
    meglio li mangino vivi i pesci pur di non esser colti
    nel suo letto in campagna
senti alessandro il grandine ci diceva lei non far finta di nulla
senti argonauta che sei ti do il mio vello d’oro così è la legge ti rilascio anche
    la ricevuta

Era un’epoca qualunque Cominciava la notte
OBLIATO NEL FALASCO PER CINQUE ORE
(UITAT ÎN STUF DE CINCI ORE)

Stammi vicino ancora il tempo di mettermi sul volto il tuo velo
    di viaggiatrice
e sulle palpebre non so quale azzurro
poter dar uno sguardo a destra e a sinistra la mano alla fronte
verso i nidi che ci legittimano
sfilar davanti a te gamba ben tesa attegggiarmi
    onorabile
versar del piombo nella tasca della mia camicia su tutto ciò che ancora
    c’è dentro
chè non persista che la nebbia nascemmo crescemmo e fummo
    visitati da una specie d’idraulici sanitari

oh che alba che crepuscolo e cammino sulle acque con i miei stivaletti gialli
    come un esploratore venuto da lontano
ma tu no e poi no tu attendi la comparsa di un’ebbrezza malsana
è indarno che passo dall’altra parte alzo gli dietro le cicogne

del resto chi sei tu accidenti che cosa stai cercando in questa zona
    dove non c’è anima viva
venisti da penombra e io tento di farti capire che sbagliasti
    il recapito
ma tu no e poi no cioè perché arretrare come la giovane Werther
roba da niente In tutto il mondo gli innamorati sono decisi
un tizio suona l’arpa e loro le mani congiunte piangono
e s’addormentano nel proprio astioso stato di grazia


OH COGLIENDO DELL’ASTRANZIA
(OH CULEGÎND LA ªTEVIE)

Oh cogliendo dell’astranzia da dietro la siepe oh ci rapisce come un letto
                di pietra
un’attesa senza oggetto
una causalità che non agisce più o agisce secondo
                leggi sfuggenti

per farla breve vogliamo sapere
l’incomprensibile ragione dell’atto oscuro
per farla breve
vengano tutte le madri a spiegarci
perché al posto di sedie o astranzia procrearono noi
rifacciamo qui con testimoni quasi spogli
il loro secondo d’amore
sapremo così perché paghiamo (forse vale la pena)
ci esponga il caso come fu del signor padre svegliato
                da chi sa quali incubi
li da dietro la siepe dove cogliamo dell’astranzia
venga a dirci il signor padre con la sua barbetta hegeliana
    se stava sdraiato o in piedi
nonché il signor nonno con tutta la loro stirpe di avanzi terreni
di nome Constantin o qualcun’altro

e anche quell’acciaccoso il più vecchio tagliapietre del mondo
            uno sui 93 anni bene strofinato con detersivo
lui solo che cambiato in astranzia c’invia di
                quando in quando
un soave senso di colpa


l’altra parte
(PARTEA CEALALTÃ)

L’ESSERE DALLE DUE ALI
LA CERA LA GOMMA IL VERNICE

Qual nunzio delle comunioni estatiche egli glià vanta
un lungo passato e una lunga schiera d’inalterabili accompagnatori
silenziosi



IL PRECURSORE DELLA PREDA
IL SUO EROICO RAPPRESENTANTE

Assecondando l’esempio del mio leone contemplativo egli ha
sulle spalle una fastosa chioma bionda

LA SUA APPARIZIONE PRECEDE
LA SOFFERENZA E TALVOLTA LA DISTRUZIONE

Per armi adopera il potere repellente dello Scudo la
forza costrittiva dei Nodi e il privilegio dissolvente del Fuoco

IL SECONDO ACCOMPAGNATORE
IL TERAPEUTA
SEGUACE DEGLI STATI ELEMENTARI

Non so cosa vuole ma mi mostra la miniatura d’una campana
imbottita di fieno

INCOMINCIA
UNA CACCIA CAOTICA

Negli spazi tortuosi tra la tana e la trappola sento il fuoco
crepitare nelle nostre tasche

L’ALTRA PARTE
MANDA IL PRIMO SEGNO

Ed eccola dal di là delle palpebre la feroce madre-mammifera
movendosi piano i piedi di capro

IL SECONDO SEGNO RIPORTA
IL PRESTIGIO DEGLI ACCOPPIAMENTI ARCAICI

Lei mi abbraccia e così possiamo attraversare senza grandi
pericoli regioni alquanto malefiche

DEPOSIZIONE A FAVORE DELLA MATRICE
E DELLE SUE VESTIGIA

Il suo freddo fuoco mi dispensa dalla minacciosa nostalgia
degli elementi non sviluppati

CI SI RIVELA L’INSCRUTABILE FONTE
DELL’ALTRA PARTE

Le nostre bocche in fine possono far uso del linguaggio
oscuro i nomi segreti delle sostanze i grovigli seccati ritrovano
la loro semenza

(Traduceri de Geo VASILE)



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